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Quinto centenario della Morte di San Francesco di Paola
L’AZIONE SOCIALE
San Francesco di Paola non si discosta dalla figura classica degli eremiti, che sempre sono stati difensori degli oppressi e che, accanto a sovrani e governanti, hanno svolto un ruolo politico, contribuendo moltissimo al ripristino e alla difesa della pace.
Uomo libero, difensore dei poveri e degli oppressi
Durante gli anni di permanenza in Calabria emerge molto il suo impegno per la difesa della causa dei più poveri contro l’oppressione del re e dei baroni locali. È famoso l’intervento nel 1447 a favore della gente di Paola contro un esattore fiscale, noto come esoso ed imbroglione. Francesco riscuote subito la simpatia della gente, che gli dona fiducia perché nel suo impegno sociale lo sa disinteressato. Del resto, il suo stile di vita penitente non poteva che parlare di questo disinteresse. La penitenza lo ha reso un uomo libero capace di liberare anche gli altri, perché non teme i potenti. Può minacciare così i signorotti locali; ma anche lo stesso re di Napoli,con il quale i rapporti furono subito molto tesi a causa di questa libertà nel difendere i diritti dei poveri. A Napoli, nel faccia a faccia avvenuto tra lui e Ferrante d’Aragona, san Francesco gli dice, mentre rifiuta i denari che il re gli offriva: «Sire, restituite questi scudi a chi avete defraudato». La tradizione vuole che abbia spezzato anche una moneta e abbia fatto scaturire da essa sangue. Non risparmia neanche a Luigi XI lo stesso rimprovero. La sua libertà interiore non gli fa temere niente, neanche il manipolo di soldati che erano andati a Paterno ad arrestarlo per conto del re di Napoli. Francesco licenzia i soldati, consapevoli che solo miracolosamente egli si era reso invisibile a tutte le loro ricerche, dando loro il mandato di riferire al re le minacce di un castigo divino se non si fosse emendato.
La sua sollecitudine per il bene della gente
Attraverso i contatti con la nobiltà e con i funzionari aragonesi, alcuni dei quali furono da lui guariti, Francesco era sempre al corrente della situazione politica del Regno di Napoli, vivendo i problemi sociali e politici che angosciavano la gente del tempo: le questioni sociali con le vessazioni dei signori locali, per cui sollecita ad una pratica coscienziosa della giustizia; le questioni politiche, tra le quali, in modo particolare, il pericolo turco e le lotte all’interno della nobiltà calabrese. Per la minaccia sempre incombente dei turchi, scrisse nel 1479 al re di Napoli perché desistesse dai suoi progetti espansionistici in Toscana e concentrasse le sue truppe sulla costa salentina per difendere le popolazioni da un eventuale sbarco dei turchi. Per l’altro problema intervenne presso i nobili del tempo per farli desistere dalle lotte tra loro, divisi tra sostenitori e oppositori del governo aragonese; lotte che si ripercuotevano, poi, sulle condizioni economiche e sociali della gente. 
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