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Quinto centenario della Morte di San Francesco di Paola
PEREGRINATIO 2008
LA CANONIZZAZIONE
Già da prima della sua morte l’Eremita di Paola era riverito da tutti come santo, in Calabria e nelle altre regioni visitate al suo passaggio durante il viaggio verso la Francia. Soprattutto per la fama dei suoi miracoli e per l’austerità della sua vita. In Francia, dove vìsse gli ultimi anni della sua vita, anche se non ebbe, secondo le fonti, molti rapporti con la popolazione d’oltralpe, ebbe uguale diffusione la sua fama di santità, specialmente per i prodigi compiuti alla corte e per l’impegno profuso per preparare alla morte re Luigi XI. I sovrani francesi grazie a questo e ad altri segni di santità strinsero con Francesco di Paola un legame particolare di riverenza ed amicizia, nonché, per la sua dote di saggezza, ebbero una grande considerazione del suo consiglio illuminato.
La Beatificazione
Grazie a questi forti rapporti, ed alla sua fama di santità presso il popolo, attraverso l’impegno del Card. Roberto Challand e dei Superiori dell’Ordine dei Minimi, con il Breve Dilectus filius del 3 maggio 1512 Giulio II indisse il Processo Informativo sulle virtù dell’eremita per la Canonizzazione. Esso fu inviato per la Calabria al vescovo di Cariati mons. Giovanni Sersale e al canonico della Cattedrale di Cosenza mons. Bernardino Cavalcanti, e per la Francia ai vescovi di Parigi, Auxerre e Grenoble. Già prima della Canonizzazione il papa Leone X, stante il suo rapporto di particolare devozione verso l’Eremita paolano, e facendo seguito ad una tradizione iniziata nei monasteri in cui si veneravano come Servi di Dio i monaci morti in concetto di santità anche prima della conclusione del processo di canonizzazione, con il Breve Illius qui del 7 luglio 1513 autorizzò la venerazione del Santo Fondatore nei Conventi dell’Ordine dei Minimi, questo anche facendo seguito alla domanda del P. Germano Lionnet, al tempo Generale dell’Ordine. Ma già il culto dell’Eremita si era diffuso in modo veramente insolito, specialmente tra i vari regnanti d’Europa che accorrevano in Francia per visitarne il corpo, o si adoperavano per avere delle reliquie e delle immagini. 
Verso la Canonizzazione
Intanto il 19 marzo 1514 il Card. Lorenzo Pucci autenticò dopo averlo fatto tradurre il Processo istituito in Calabria, e nel mese di aprile giunse in Curia la copia di quello turonese. Alla consegna delle copie dei Processi segui una situazione di stallo che fu superata solo con l’intervento della regina Claudia di Francia, la quale ebbe per intercessione di Francesco il suo primogenito, per cui ella stessa e il re Francesco I si impegnarono attivamente per perorare la sua causa di canonizzazione. Verso la metà del 1516 iniziarono a pervenire alla Santa Sede lettere postulatorie provenienti da nobili francesi e calabresi. All’inizio del 1517 fu riunito un concistoro in cui Giacomo Simonetta fece una Relatio sullo stato della causa. Nei concistori seguenti, si registrarono alcuni momenti di tensione, specialmente per il dissenso che mostrarono durante la discussione del 13 aprile 1519 alcuni vescovi chiamati a dare il placet per la canonizzazione, come il vescovo di Tortona mons. Guglielmo Eckevort, e il vescovo di Saint Malo, oratore di Francesco I, che si astenne volontariamente dalla seduta, forse per motivi politici. Nonostante questi però l’assemblea concistoriale si espresse a favore della canonizzazione così il papa il 15 aprile del 1519 fissò la data della canonizzazione al 1 maggio dello stesso anno.
La Canonizzazione
La cerimonia si svolse nella mattinata del giorno fissato nella Basilica di S. Pietro. Durante la cerimonia al discorso del papa, che fu interrotto dal pianto di commozione per ben tre volte, precedettero le suppliche degli oratori del re di Francia e del rappresentante dell’Ordine dei Minimi e del procuratore della causa. Alla cerimonia parteciparono, secondo il Diario di mons. Paride De Citassi cerimoniere pontificio, fedeli numerosi giunti da molte regioni, nonché un folto numero di cardinali. La basilica di S. Pietro fu adornata con sfarzo, nonostante le difficoltà economiche in cui si trovava l’Ordine dei Minimi in quel tempo, con numerosi ceri ed addobbi vari, degni della fama dell’Eremita paolano. Alla formula di canonizzazione seguì un fragoroso applauso che destò l’emozione di tutti i presenti, e del pontefice stesso, che era particolarmente legato, come già detto al santo da una amicizia particolare e da un forte rapporto di confidenza. Con la bolla Excelsus Dominus del 1 maggio 1519 Leone X ascrive definitivamente Francesco di Paola all’albo dei Santi, fissando al 2 aprile la data della commemorazione durante l’anno liturgico, data in cui si ricorda il beato transito. Per la commemorazione, inoltre, concede la festività liturgica con rito doppio e l’indulgenza plenaria a chi nel giorno della festività visita la tomba del Santo. 
L’oltraggio degli Ugonotti
Il corpo del Santo fu sepolto nella Chiesa conventuale di Tours, ove rimase in grande venerazione fino al 1562, quando nel contesto delle guerre di religione, gli Ugonotti, proprio per rendere un oltraggio ai Minimi, in prima linea nella difesa dell’ ortodossia cattolica, estrassero dal sepolcro il corpo di san Francesco, ancora intatto, e lo diedero alle fiamme. Si salvarono solo poche ossa, conservate ora in parte a Paola (dove furono portate nel 1935) e in parte nella chiesa parrocchiale di Notre Dame di La Riche.
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