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Gli antefatti

Nell’anno 1480, re Luigi XI di Francia, viene colpito da una forma di apoplessia. Da essa si riebbe parzialmente, il che favorì un suo ritorno non reale, ma interessato e quasi superstizioso alla religione. Si circonda di reliquie, che fa giungere al suo capezzale da tutto il mondo conosciuto, astrologi, medici quotati per prolungare la sua vita.

Il nome di Francesco di Paola, circolò a corte e giunse al re, in seguito al racconto della santità del Paolano fatta dal mercator neapolitanus Matteo Coppola allo scudiere reale Jean Moreau.

Viene spedita in Calabria una missione, capeggiata dal maggiordomo del re Guillaume de Chassy, che faticherà non poco a riportare in Francia l’Eremita. La comitiva giunge a Paterno nel luglio del 1482. E’ solo dopo circa sette mesi ed in seguito all’intervento del Papa Sisto IV e di re Ferrante I, che la spedizione riparte (Paterno 2 febbraio 1483) per la Francia, passando per Napoli (27 febbraio 1483) e poi per Roma. Conosciamo dal carteggio intercorso tra Francesco ed il Pontefice, quali fossero le ragioni di Stato, che il Pontefice aveva affidato al Paolano. Ci è dato supporre che anche il Re di Napoli, non avesse lascito cadere a vuoto l’opportunità offertagli da quella spedizione, per raccomandare al Sovrano più potente del tempo, i suoi buoni uffici. L’accoglienza riservata all’ Uomo di Dio, ad opera di un sovrano che non molto tempo prima aveva mandato guardie per arrestarlo, la dice lunga sull’opportunità e l’importanza che egli dava alla missione. Non è per un atto di diffidenza che il Santo indugia a partire. Suo intento era quello di ascoltare il parere del Sommo Pontefice sull’opportunità del viaggio. Fu lui ad indirizzare la spedizione in questa direzione. Tra La Francia e la Sede Apostolica, i rapporti erano tutt’altro che buoni. Un eventuale partenza per recarsi al capezzale del re malato, quale conseguenza avrebbe potuto esordire nei confronti suoi e della nascente congregazione, dal momento che un tale atto, sarebbe stato letto quasi sicuramente come uno schierarsi di parte?

Partenza dalla Calabria

Ottenuto il parere favorevole del Pontefice e del Re, Francesco parte non senza esitazione, ma mosso dalla fede e dalla certezza che questa era sicuramente un’opera di Dio, che si sarebbe tramutata in benedizione per i suoi attuali e futuri progetti fondazionali. Sia il re che il Pontefice, affidano a Francesco una vera e propria missione diplomatica da svolgere a corte. Dai carteggi intercossi tra questi nel periodo della permanenza in Francia, si evince che l’Eremita, oltre ad operare un cambiamento nella persona del re ammalato, con prudenza stava assolvendo anche alla missione squisitamente politica di cui era stato investito.

Francesco e il re

II re dapprima diffidente, diviene poi sostenitore entusiasta dell’Eremita. Scrive in suo favore al Papa, che con breve pontificio, datato 5 agosto 1483, conferma l’opera che Francesco aveva iniziato. La morte di Re Luigi XI il 30 agosto 1483, chiude un felice periodo di intense relazioni intercorse fra l’Eremita ed il Pontefice Sisto IV.

Dopo Luigi XI

Come da promessa fatta al re morente, di rimanere cioè al fianco del Delfino Carlo fino al raggiungimento dell’età prevista per salire al trono, dopo la morte del re si trattiene in Francia. Salito al trono, anche Carlo VIII, protegge ed è pieno di ammirazione nei confronti dell’Eremita. Riceve da lui incoraggiamenti per lavorare alla riforma della Chiesa, e lo sostiene col consiglio nella  sua azione politica. Dallo stesso re, riceve in dono un terreno nel quale costruire un nuovo eremo a Plessis-les-Tours. L’interessamento del re verso la nuova congregazione e per l’approvazione di una nuova regola, è attestata dal breve del 4 luglio 1484, nel quale il Pontefice riferisce di avere ricevuta l’istanza da parte del re, e nel contempo invitava l’Eremita a scegliere per se’ una delle regole già approvate, che egli avrebbe molto volentieri confermata. Il 23 marzo 1486, lo stesso Pontefice Innocenzo VIII, con la Bolla Pastor Officium, confermava la congregazione eremitica, difendendola anche da detrattori, che negavano la validità della Bolla Sedes Apostolica di Sisto IV.

Primi compagni Francesi

La pubblicazione dell’atto di protezione regia, nei confronti degli Eremiti di Francesco, diede inizio all’espansione di romitori e all’incremento della congregazione. Non tutto fu così facile: l’abbondono del chiostro da parte di molti che decidevano di mettersi al seguito dell’ Eremita di Paola, destò non poca preoccupazione in ambienti ecclesiastici francesi. Un Concilio Provinciale di Tours, di quegli anni, si occupò “di una certa moda nuova, proveniente d’oltralpe”, con riferimento esplicito a Francesco ed al suo movimento. La goccia che sicuramente fece trabboccare il vaso, fu l’abbandono del Chiostro Benedettino da parte del Padre Francois Binet, fino ad allora Priore della prestigiosa Badia di Marmoutier. Nonostante tutto, con il favore del Re e la Benedizione dei Pontefici, Francesco prosegue nella sua opera. I primi compagni Francesi, come si evince dai processi furono: P. Leonardo Barbier, P. Etienne Jolys, Fra Martin de la Haye. Da altre fonti si ricavano altri nomi quali P. Francois Binet, P. Bernard Boyl, P. Pierre Gilbert. Si tratta, soprattutto di quest’ultimi, di eminenti personalità che danno un nuovo impulso ed una dirittura nuova alla nascente congregazione. E’ in questo periodo che si passa dall’eremitismo primitivo al cenobitismo; stile questo più consono alle nuove esigenze dei religiosi francesi. Ciò però non impedì al Fondatore, di mantenere il suo abituale tenore di vita, tenendo fede fino alla morte, alla sua scelta originaria.

Espansione dell’Ordine

La santità di vita di Francesco e dei suoi, contagia i Francesi e le costruzioni crescono non soltanto in Francia, ma anche in Italia, dove egli stesso cura l’apertura di quello di Genova sul Colle Caldetto e di Roma sul Colle Pincio.

In questi anni, insieme con la crescita numerica dei frati e dei conventi, Francesco si occupa con impegno nella determinazione della sua proposta di spiritualità scrivendo la regola per il suo Ordine e chiedendone l’approvazione al Papa.

 

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