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PEREGRINATIO

DALLA SCELTA DELLA VITA EREMITICA ALLA PRIMA APPROVAZIONE DELLA CONGREGAZIONE EREMITICA

Per alcuni anni Francesco vive da solo in una grotta, praticando una vita eremitica segnata da preghiera, lavoro manuale, rigorose astinenze e digiuni. Il suo cibo è strettamente quaresimale, basato su erbe e legumi.

Una vita che attrae

La sua presenza nella montagna di Paola e il tenore della sua vita non restano a lungo sconosciuti. Presto la gente accorre presso il suo romitorio. Come tutti gli eremiti, egli esercita un ruolo particolare di consigliere della gente, di fiduciario e depositario delle loro confidenze e problemi, di guida morale e religiosa, di interprete dei loro bisogni materiali e spirituali, di fustigatore dei cattivi costumi e delle ingiuste sopraffazioni. Qualche prodigio da lui compiuto fa crescere la sua fama di uomo religioso e di santo, attirando così al suo eremo tanta gente, che viene anche da fuori del circondario di Paola, poi pian piano da tutta la provincia di Cosenza e dell’intera Calabria. Tra i devoti e i curiosi ci sono le prime persone desiderose di una vita cristiana più impegnata; esse trovano nel suo modello di vita un ideale e chiedono di mettersi alla sua sequela. Francesco sa che deve modificare in parte la sua vita, ma li accoglie.

I primi compagni e la costruzione del convento

Non si può indicare alcuna data precisa per questo inizio spontaneo di aggregazione eremitica. Sono certamente gli anni che vanno dal 1435 al 1450. Sotto la guida di Francesco questi primi compagni vivono la penitenza tipica della vita eremitica: preghiera comune, lavoro manuale, digiuno, povertà e sobrietà di vita, questua, opere di carità. Per volere di Francesco devono aggiungere l’astinenza quaresimale per tutta la vita e in ogni luogo, nell’ eremo e fuori di esso, per cui si impegnano a non mangiare carne e derivati, cioè latte, uova, formaggio e loro composti. Per poterli accogliere, ha inizio la costruzione di un convento. A questa opera partecipano entusiasti i fedeli. Lo stile di vita di Francesco e dei suoi compagni suscita ammirazione: circondati da tante situazioni di scandalo, spettatori di una vita ecclesiastica non sempre di sapore evangelico, finalmente vedono alcuni che seguono con impegno la strada del Vangelo, soprattutto vivendo nella semplicità, sobrietà e austerità.

L’entusiasmo della gente e l’approvazione della Chiesa      

L’aumento del numero degli eremiti e il successo che cresce sempre più attorno a Francesco, attira l’attenzione della Chiesa. Il movimento non può essere più ignorato. L’arrivo nella diocesi di Cosenza nel 1452 del nuovo arcivescovo, mons. Pirro Caracciolo, segna l’inizio di una nuova fase. L arcivescovo segue di buon occhio il movimento e da verbalmente il permesso della costruzione di una piccola chiesa, che avrebbe dovuto avviare il riconoscimento giuridico della nascente congregazione eremitica. All’eremo fervono con entusiasmo i lavori, guidati dallo stesso Francesco, che ne è l’anima, mescolandosi tra gli operai e lavorando sodo come uno di loro: spacca pietre nel fiume, va nei boschi per la legna, trasporta pietre, coltiva l’orto, senza trascurare l’apostolato di accoglienza di quanti accorrono a lui mossi da mille bisogni; così come non manca di predicare il Vangelo, sottolineando soprattutto la necessità della conversione del cuore, del ritorno a Dio e di una vita vissuta all’insegna del timor di Dio e dell’ osservanza dei comandamenti.

L’entusiasmo arriva a tal punto che, cogliendo l’importanza e la novità del regime quaresimale vissuto dagli eremiti, la gente stessa, lavorando all’eremo, non mangia né carne né derivati. All’inizio della costruzione della chiesa, avviene un episodio straordinario: un frate, identificato in San Francesco d’Assisi, corregge a Francesco le misure da lui stabilite, disegnando una chiesa dalle dimensioni più grandi. Ma non c’è solo il consenso attorno al giovane Eremita e ai suoi compagni. Lo stile della sua vita povera e penitente richiama molto da vicino quello vissuto dai Fraticelli, movimento eterodosso originato dall’ osservanza francescana. Roma si preoccupa e invia nel 1467 un visitatore apostolico nella persona di Baldassarre de Gutrossis, originario della cittadina di Spigno in Liguria, esperto di diritto canonico e personaggio molto influente nella Curia romana. Egli si incontra prima con l’arcivescovo Pirro, che tesse l’elogio di Francesco, per i frutti di bene che egli con i suoi sta operando nella sua diocesi, soprattutto a livello di riconciliazioni e di pace tra la gente. Poi si reca a Paola e, incontrando Francesco, lo rimprovera per il suo stile di vita, impossibile, a suo giudizio, per essere osservato da tutte le persone che volevano seguirlo. Francesco, per dimostrare la possibilità di quanto proponeva, prende del fuoco tra le mani e dice pressappoco così: «A chi ama Dio, tutto è possibile». Il monsignore si inginocchia nell’ atto di baciargli la mano. San Francesco lo alza rivelandogli il numero di anni del suo sacerdozio. Il monsignore rimane affascinato dall’ Eremita, a tal punto che, ritornando a Roma, chiede la dispensa al papa per aggregarsi al movimento, l’arcivescovo Pirro nel 1470 con il diploma Decet nos dona finalmente l’approvazione alla Congregazione eremitica di san Francesco d’Assisi, ponendola alle dirette dipendenze della Santa Sede. Sisto IV, poi, nel 1474 l’approva definitivamente con la costituzione Sedes apostolica. Il 23 aprile 1473 Ferrante d’Aragona, re di Napoli, prende sotto la sua protezione fr. Francesco di Paola e la Congregazione degli Eremiti da lui fondata.

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